Philip Willan |
| I governi europei non sembrano rendersene conto, ma le mafie sono sempre più forti e globali, soprattutto la 'ndrangheta, scrive Philip Willan. Carabinieri e polizia stanno diventando sempre più bravi nel filmare le loro operazioni, per mostrare i risultati a giornali e tv e al pubblico. Quando, qualche anno fa, dei poliziotti italiani hanno aiutato i loro colleghi francesi ad arrestare un boss della 'ndrangheta nel sud della Francia sono stati applauditi dai passanti: vedendo le armi in pugno e un agente in borghese che riprendeva, pensavano fosse il set di un film. Ma la lotta alla criminalità non è sempre così esaltante.
Basta parlare con i magistrati antimafia di Reggio Calabria per rendersene conto. Nell'estate del 2007 la strage di Duisburg ha suonato il campanello d'allarme sulla pericolosità della mafia calabrese in Europa. A Bruxelles, però, hanno fatto orecchie da mercante. E anche a Duisburg.
Un procuratore della tranquilla cittadina tedesca ha rifiutato la richiesta dei pubblici ministeri reggini di sequestrare tre pizzerie: secondo gli investigatori, erano state usate come basi per la "puntata" estera della faida di San Luca. La richiesta italiana, spiegata in un documento di 65 pagine, è stata respinta con una decisione di tre righe.
Il procuratore non ha voluto sequestrare le pizzerie perché tra i proprietari c'erano persone senza legami con la criminalità. Il sequestro doveva mandare un messaggio alla 'ndrangheta: l'Europa vi combatte, vi cercheremo ovunque andiate. Il messaggio invece è stato: basta mettere una testa di legno pulita nelle vostre proprietà per evitare i sequestri.
Neanche l'ultima campagna elettorale è stata esaltante per chi è in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. I candidati si sono ricordati del tema alla fine, pronunciando solo parole di rito contro le mafie. E ancora meno rassicuranti sono stati Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e Silvio Berlusconi. Entrambi hanno lodato l'eroismo dell'ex stalliere di Arcore e boss mafioso Vittorio Mangano, morto in carcere, che avrebbe resistito alle offerte dei magistrati e rifiutato di inventare accuse false contro il suo ex datore di lavoro.
Chi vuole saperne di più sulla mafia calabrese, l'organizzazione criminale ormai più ricca e potente in Italia e in Europa, può leggere la relazione della commissione parlamentare antimafia dell'ultima legislatura. Il testo, firmato dal presidente Francesco Forgione (giornalista e scrittore poi deputato di Rifondazione comunista), descrive una situazione sconcertante: "Si è reso sempre più labile, in intere aree della Calabria, il confine tra lo stato e gli interessi della 'ndrangheta".
L'ammissione del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso è disarmante: "In certi paesi come Africo, Platì e San Luca, è lo stato che deve cercare di infiltrarsi". Mentre Bruxelles, Berlino e Roma si distraggono, la Calabria rischia di diventare quello che le aree tribali del Pakistan sono diventate per Al Qaeda. Secondo Forgione, il paragone è legittimo: in entambi i casi si tratta di un retrovia tranquillo da dove progettare la conquista dell'occidente. Al Qaeda vuole farlo con le bombe, la Philip Willan mafia calabrese con i soldi ricavati dal traffico di cocaina.
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Ottimo blog complimenti.
RispondiEliminaFatto bene e interessante. IL tema scottante e sempre d'attualità garantisce sempre nuove possibilità d'ampliamento.
MOlto bene.
Passa da me quando hai tempo....